Intervista a Elena Dal Molin a cura di Rossana Ottofaro
Ad Arzignano, piccola cittadina del nord est vicentino, sita tra le Valli del Chiampo e famosa per essere leader mondiale dell’industria conciaria, un paio di anni fa nasce “Atipografia” centro culturale, fucina di idee e bellissimo spazio espositivo che si dipana tra i muri di una vecchia tipografia ristrutturata, splendido esempio di archeologia industriale e restauro filologico, che oggi ospita una mostra fotografica intitolata “The Perfect Tannery”. Ce ne parla Elena Dal Molin, storica dell’arte e curatrice della mostra, nonché collaboratrice con importanti istituzioni in Italia e all’estero.
Come nasce l’idea della mostra?
La mostra nasce da un’idea di Gaetano Castellini, imprenditore e scrittore, ed Elena Dal Molin. Si tratta di un progetto fotografico volto alla valorizzazione dell’industria conciaria vicentina. Il Distretto della Pelle, organismo unico della filiera conciaria, detiene l’1% del PIL italiano. Due maestri della fotografia, membri dell’illustre agenzia Magnum Photos, Mark Power e Stuart Franklin sono stati chiamati a raccontare la realtà della concia attraverso i loro scatti.
Perché avete scelto di allestire una mostra fotografica per valorizzare l’industria conciaria?
Abbiamo scelto la fotografia come mezzo di comunicazione per la sua immediatezza e per poter mostrare alla gente una realtà, quella della concia, che non conoscono in molti.
Perché proprio Mark Power e Stuart Franklin?
Mark Power, fotografo inglese, è stato scelto per la sua specializzazione nella fotografia industriale e per la sua capacità di rendere poetiche delle immagini di ambientazioni di tipo tecnico. Franklin Stuart è stato voluto per gli accostamenti poetici che riesce ad ottenere con le sue immagini e la sua capacità, tipica del reportagista, di studiare e indagare un ambiente.
In cosa consiste la ricerca di Mark Power?
Mark Power è entrato all’interno delle aziende conciarie e ha descritto le fasi lavorative e gli ambienti della concia. Non ha cambiato i luoghi che ha fotografato, ma li ha colti così come sono, usando il più possibile la luce naturale per descrivere in modo non artefatto questa realtà industriale, leader nel mondo. Nelle sue foto si percepisce il movimento della pelle, si esaltano i colori usati per colorare il pellame. Power riesce a cogliere dei dettagli che raccontano il lato più umano e il “dietro le quinte” di un ambiente, quello dell’industria conciaria, poco conosciuto. Ha fotografato le persone che lavorano in conceria, le macchine industriali, i particolari della pelle. La sua grande capacità è quella di usare la luce per descrivere in modo pittorico i particolari del processo lavorativo e le sue foto sembrano delle visioni panoramiche che l’occhio umano non riuscirebbe a contenere.
Che attrezzatura fotografica ha usato Mark Power?
Mark Power si è avvalso di due tipi di macchine fotografiche, una banco ottico con dorso digitale per le foto panoramiche e una macchina digitale reflex dotata di flash per fotografare i particolari
In cosa consiste la ricerca di Stuart Franklin?
Stuart Franklin è stato chiamato a parlare dell’acqua e del suo processo di depurazione. L’acqua è un elemento fondamentale nella lavorazione della pelle. Franklin ha svolto un importante lavoro di ricerca prima di iniziare a scattare, infatti ha studiato attentamente l’iter lavorativo della concia e in che modo l’acqua interagisce con esso. Ha ripercorso a ritroso tutto il tragitto dell’acqua, dal depuratore alle sorgenti. Ha fotografo l’impianto di depurazione delle Acque del Chiampo, l’anima in cui avviene la trasformazione dell’acqua che torna nuovamente depurata e trasparente. Il fotografo è rimasto particolarmente colpito dalla presenza della vicina zona di Bolca, ove sono stati ritrovati numerosi fossili di pesci, ora conservati presso il Museo di Bolca.
Il lavoro di Franklin consiste in dittici, ovvero opere composte da due fotografie che riflettono una storia o un concetto comune. In questo caso ha lavorato per accostamento di linee. In tali dittici egli ha abbinato le foto del depuratore, con le sue vasche contenitrici di fango, alle foto dei fossili. Franklin ricerca una dimensione primigenia dell’acqua ed è riuscito a creare delle immagini poetiche, pur trattando un argomento tecnico. I suoi accostamenti parlano del rispetto verso la natura e le sue foto generano delle assonanze musicali nei loro colori seppiati che continuano a vibrare.
Di che attrezzatura si è avvalso Stuart Franklin?
Franklin, a differenza di Power, ha utilizzato una macchina fotografica analogica. Ritiene che la resa di colori del rullino sia ancora superiore al digitale. Franklin segue tutto l’iter fotografico, dallo scatto allo sviluppo.
La mostra è stata completata dal lavoro di un altro fotografo, Luca Peruzzi, le cui immagini sono pubblicate sul catalogo della mostra. In cosa è consistito il suo lavoro?
Luca Peruzzo ha fotografato la città di Arzignano e ha confrontato le sue foto con vecchie immagini della stessa risalenti agli anni ’70 che denunciavano l’inquinamento che produceva allora l’industria conciaria. Dal confronto ne è emerso un nuovo modo dell’industria conciaria di interagire con l’ambiente e la città che grazie all’impianto di depurazione, è riuscita a decontaminare la Valle e ridarle bellezza. Non a caso il progetto è intitolato Genius Loci, lo spirito del luogo.
La mostra, promossa da Unice (Unione Nazionale Industria Conciaria) e da Acque del Chiampo, è interessante proprio perché mostra due approcci diversi per sviluppare un racconto fotografico che, nella sua immediatezza, coinvolge lo spettatore in un percorso tra presente e passato, tecnologia e tradizione, ambiente e futuro.
Atipografia si rivela un logo di meraviglia votato all’arte contemporanea.
La mostra è disponibile fino al 18.12.16
Tutte le foto di questo articolo sono state scattate da Ivano Mercanzin , nell’occasione dell’inaugurazione della mostra.