Pino Dal Gal e il sogno.
Ogni lavoro di Pino è totalmente diverso l’uno dall’altro, s’ inventa, si ricrea, rinasce ad ogni progetto; è in continuo divenire, una linfa creativa in pieno scorrere.
E Pino l’asseconda, questa corrente vitale, la fa sua, la lascia andare, burattinaio che sa tenere saldamente e sapientemente in mano le sue fila.
E ci regala gioielli, pepite, rarità che mutano la realtà , la trasfigura trasformandola in qualcosa di unico : in poesia.
E’ una trasformazione che riesce a pochi, solo agli artisti, perché sanno leggere e interpretare a modo loro e il tutto diventa universale.
Ecco il lago visto con i suoi occhi di fanciullo che si sorprende, che si emoziona, che vibra di fronte ad un drappo rosso che svolazza nell’aria come un aquilone, o per una piattaforma che sembra sospesa tra cielo e mare senza peso e consistenza, o per le sagome di umani o subumani che si stagliano su un cielo arrossato di luce e di emozione.
Geometrie cromatiche come chiglie di navi che tagliano l’azzurro, rami intrecciati come coriandoli di luce , “impressioni” di gialli, ocra e azzurri, una sedia e un tavolo preparato per un pasto solitario con la luce che disegna il magico momento del sé, geometrie come sculture greche, divinità del nostro tempo , o finestre aperte sul nulla, imposte aperte sul niente, paesaggi rarefatti , in cui la dimensione e lo spazio sembrano entità astratte prive di consistenza e significato.
Grazie Pino per questi doni, per queste astrazioni dalla realtà che ci fanno apprezzare le piccole cose, le più apparentemente insignificanti e che attraverso la tua poesia diventano attimi di irrealtà su cui è dolce e vitale tuffarvisi.
(Ivano Mercanzin)
Si evidenzia in modo costante la tua sostanziale ricerca di astrazione mediata dall’arte figurativa moderna e contemporanea che peraltro realizzi con pieno successo. L’astrazione, importante componente strutturale ed estetica del tuo lavoro, ti conduce verso scenografie visive essenziali e rigorose dove la grafica ed il colore,elaborati con sapienza, caratterizzano spesso in primo piano il tuo stile. Anche le strutture, gli oggetti, le persone, le atmosfere diventano così motivi pittorici e narrativi di una sapiente architettura fotografica affascinante e molto espressiva. L’astrazione, il rigore scenico e compositivo assieme ad una forte componente grafica rendono le tue immagini una felice fusione tra sentimento e razionalità, tra mente sensibile e anima, là dove l’occhio, lo sguardo ed il cuore compongono un quadro magico.
(Franco Gobbetti)
La ricerca fotografica di Pino Dal Gal nasce e si sviluppa a metà degli anni Cinquanta, anni in cui la cultura italiana è ancora generalmente indifferente nei riguardi della fotografia. E’ vero invece che, se essa cresce mutuando dialetticamente i temi espressivi delle altre “sorelle maggiori”, dal linguaggio cinematografico al codice narrativo della letteratura, nondimeno è la fotografia stessa ad offrire nuove occasioni al panorama delle arti figurative.
Pino Dal Gal aderisce all’impostazione realistica maturata dalla scuola italiana di fotografia, cogliendo e approfondendo i fenomeni più vari dell’indagine sociale e di costume. Dal Gal si scontra con brandelli di realtà, li fa propri e li restituisce in sequenze di immagini attraverso un calcolo contrappunto di tagli e cromatismi.
Pino Dal Gal si pone, rispetto alla realtà, in una condizione di attesa; attesa che il mondo si riveli e accada così, quasi magicamente, che il visibile si incroci con l’invisibile. Il tempo dell’attesa rende alla fine il suo prodotto: ciò che non era stato visto viene portato alla coscienza.
L’autore racconta la sua esperienza usando serie di immagini in una successione di snodi di forte evidenza e ogni singola immagine è parte del tutto in quanto contiene i cromosomi della narrazione tutta; dai primi soggetti forti e drammatici, quali: Chicken Story, Mensa aziendale, La Cava, allo studio sulle rocce antropomorfe di Capo testa, in cui Dal Gal conferisce voce, anima e corpo alle pietre solenni e silenziose, per approdare con questo ultimo lavoro, ai cromatismi silenziosi dedicati al Po, raccolte nel libro “EMOZIONI”.
In queste commosse immagini, lo stile si evolve verso l’eterea astrazione di una fotografia carica di “spleen” e di attese, quasi un diario dell’anima, sviluppato attraverso l’impalpabile simbologia della luce.