SCRATCHING THE SURFACE
Photographs by Dennis Hopper
Questa è la storia di un uomo/bambino che decise di sviluppare i suoi cinque sensi e di vivere e fare esperienze piuttosto che limitarsi a leggere.
Gagosian Gallery ha ospitato la prima grande mostra fotografica a Roma di Dennis Hopper.
Hopper, noto come regista ed attore del film “cult” Easy Rider (1969), ha recitato anche in altri
“colossal” quali L’amico americano (1977), Apocalypse Now (1979), Velluto Blu (1986), Colpo
Vincente (1986), interpretando coraggiose performance; verso la fine degli anni ‘80 ha firmato la
regia di Colors—Colori di guerra (1988).
Sono state presentate la mostra fotografie degli anni ’60 e scatti dei primi anni ’70, appartenenti alla
serie Drugstore Camera, accompagnati dalla proiezione di interviste e segmenti di alcuni dei suoi
celebri film.
É durante l’ascesa verso la popolarità hollywoodiana che Hopper comincia attraverso la fotografia a
cogliere lo spirito ribelle degli anni ‘60 grazie a scatti ormai iconici che spaziano da Los Angeles a
Harlem, a Tijuana in Messico, ai grandi personaggi dell’epoca tra cui Jane Fonda,Andy Warhol e John Wayne.
Erano in mostra un centinaio di “vintage prints” firmate degli anni ‘60, tra cui i ritratti di artisti,
attori e musicisti ormai leggendari e ripresi da Hopper con grande immediatezza: Claes Oldenburg
appare ad una festa nuziale circondato da fette di torta impiattate, realizzate in gesso dall’artista
per gli invitati; Andy Warhol, con indosso scuri occhiali da sole e una cravatta sottile, sorride
birichino nascondendosi dietro a un piccolo fiore, mentre Ed Ruscha è ritratto davanti all’insegna al
neon di un negozio di elettrodomestici; in equilibrio su una scala, Robert Irwin indica il fotografo
tenendo tra i denti una lampadina; membri della band Grateful Dead mandano baci alla macchina
fotografica.
Le fotografie appartenenti alla serie Drugstore Camera sono state scattate a Taos, New Mexico,dove Hopper decise di stabilirsi dopo la produzione di Easy Rider rimanendovi fino agli anni ’80, e luogo in cui ha scelto di essere sepolto. Realizzate con semplici macchine fotografiche e sviluppate nei laboratori estemporanei tipici dei “drugstore” americani, gli scatti raccontano gli amici e i familiari di Hopper ambientati tra le rovine e i paesaggi del deserto sconfinato; i nudi femminili in interni indefiniti; i viaggi “on the road” verso il natio Kansas; e le nature morte improvvisate con oggetti abbandonati.
Queste fotografie e le tante altre di festival culturali, personaggi leggendari e momenti intimi e quotidiani che catturarono l’attenzione di Hopper, restituiscono un’immagine fortemente affascinante degli anni ‘60 e ‘70 ritraendo l’idealismo politico e l’ottimismo tipici della California dell’epoca.
La mostra è presentata nell’ambito del Festival Internazionale di Roma FOTOGRAFIA, giunto alla sua XIII edizione.
Dennis Hopper (1936 Dodge City, Kansas–2010 Venice, California). Le sue opere sono parte
integrante delle collezioni permanenti del Metropolitan Museum of Art, New York; del Museum of
Modern Art, New York; del Los Angeles County Museum of Art; del Museum of Contemporary Art,
Los Angeles; e del Carnegie Museum of Art, Pittsburgh. Tra le personali più importanti si
annoverano: “Dennis Hopper: Black and White Photographs,” Fort Worth Art Center Museum, Texas
(1970) e Corcoran Gallery of Art, Washington, D.C. (1970); “Dennis Hopper: A Keen Eye; Artist,
Photographer, Filmmaker,” Stedelijk Museum, Amsterdam (2001); “Dennis Hopper: A System of
Moments,” Museum für angewandte Kunst, Vienna (2001); “Dennis Hopper: Double Standard,”
Museum of Contemporary Art, Los Angeles (2010); “The Lost Album,” Martin Gropius Bau, Berlin
(2012); “Dennis Hopper: En el camino,” Museo Picasso, Málaga (2013); “The Lost Album,” Gagosian
New York (2013).
Gagosian Gallery – Roma