Il bianco e nero mi avvolgono,
non e’ una coperta rassicurante,
sono filo spinato che urta e spinge la pelle,
lascia segni , cicatrici.
Una figura di donna , immobile,
percorsi da compiere
scale impervie,
senza protezioni da percorrere,
mani si protendono,
ad afferrare l’aria o un pensiero che fugge.
Luce e nebbia entrano dalla finestra,
entra l’uomo e lei scompare,
aggrappata alla gruccia,
sollevata come oggetto inanimato,
senza vita,
pensieri si ricompongono e generano fantasmi,
riflessi della memoria,
cloni immaginari,
inferriate incorniciano il volto,
quasi tumefatto,
dal dolore dell’abbandono
dal perdersi…necessario
per….ritrovarsi.