Posted by on 30 maggio 2014

 
 
 

Il bianco e nero mi avvolgono,

non e’ una coperta rassicurante,

sono filo spinato che urta e spinge la pelle,

lascia segni , cicatrici.

Una figura di donna , immobile,

percorsi da compiere

scale impervie,

senza protezioni da percorrere,

mani si protendono,

ad afferrare l’aria o un pensiero che fugge.

Luce e nebbia entrano dalla finestra,

entra l’uomo e lei scompare,

aggrappata alla gruccia,

sollevata come oggetto inanimato,

senza vita,

pensieri si ricompongono  e generano fantasmi,

riflessi della memoria,

cloni immaginari,

inferriate incorniciano il volto,

quasi tumefatto,

dal dolore dell’abbandono

dal perdersi…necessario

per….ritrovarsi.

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