Wabi-sabi
“bellezza imperfetta, impermanente e incompleta”
con questo titolo Pino Dal Gal ci invia un messaggio :
l’approssimazione di ogni cosa, l’imperfezione che esiste nella natura umana, l’impermanenza a sottolineare la provvisorietà del nostro momento, del nostro passaggio da un dove ad un altrove , brevi attimi di esistenza, incompleti, in fieri, in divenire, in continuo movimento.
Un movimento che diventa, nelle travolgenti immagini di questa raccolta, una passeggiata nell’arte contemporanea, così cara all’autore e di cui la sua anima è pregna.
Ogni foto richiama un’artista, una corrente pittorica, un attimo di creatività:
ecco la finestra rossa con la ragnatela di rami che richiama Burri e i suoi Cellotex Rosso Plastica,
un chiusino in ferro : una scultura di Nunzio,
mattoni rossi e forme: Fautrier e Dubuffet,
e poi i Cretti ancora di Burri: quelle formelle che sembrano galleggiare su un mare di petrolio,
l’astrattismo di Malevič e Kupka in quella foto con giallo e nero,
I decollage di Rotella nell’immagine quasi sbrecciata,
Magritte e i surrealisti in quella grata da cui si intravedono particolari di figure,
un portone socchiuso una installazione di Merz,
la struttura del tronco (quasi come una mappa della vita) : l’arte Povera di Penone,
una semplice imposta: le caselle armoniche di Klee,
l’azzurro che richiama gli azzurri di Chagall di Volare,
I soli di Saetti : quel mezzo cerchio.
Insomma partendo da Wabi-sabi (imperfetta, impermanente, e incompleta) siamo approdati nella collezione mentale di Pino Dal Gal che lui sapientemente ha trasmigrato nella fotografia e anche noi, anche se solo per l’attimo dell’osservare, immobili come un fermo immagine, ne siamo partecipi.
(Ivano Mercanzin)
09.02.15