Posted by on 20 settembre 2014

 
 
 

AJ BRAUN (Alexandra Jutta Braun)

I ritratti di Alexandra , i suoi self portrait nello specifico, evidenziano una donna cangiante, in continuo movimento nel suo esporsi all’esterno, una donna dai mille aspetti, “una, nessuna centomila” , in continuo divenire e che indossa sempre maschere diverse , come se ognuno di questi ritratti scrivesse nell’animo dell’autrice una nuova rinascita.

Assistiamo difatti ad una ricerca interiore, che si manifesta in queste  rappresentazioni di se stessa addobbata con qualche orpello che ne limita in parte la sua naturalezza: gli occhiali da lavoro, un vetro appannato e bagnato di pioggia, un occhio-uccello, un corpo disteso in cui il volto, per l’effetto della  prospettiva, risulta irriconoscibile , ma nella plasticità della posizione, nella sua ricercata coreografia, diviene un’immagine di grande effetto, fascino e sensualità.

Gli altri  ritratti , sia degli adulti, sia in particolare quelli del ragazzo,  cercano di andare oltre, di superare i limiti della semplice rappresentazione , tentano di scendere nelle  loro personalità , per trasmettere a noi osservatori la chiave di lettura che ci permetta di capire meglio il soggetto: ironico con quel improbabile fiore rinsecchito, stanco ma con gli occhi ancora curiosi l’altro,  malinconico e silenzioso il ritratto del ragazzo in cui il punto di vista e la location rafforzano la scena con un cambio di prospettiva e a più livelli , che la rendono quasi un frame cinematografico.

(Ivano Mercanzin)

per gentile concessione di The Imaginarium Mag di febbraio 2014

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