Fotogrammi, frame di un film senza inizio né fine,
tagliati e ricuciti tra loro a creare nuove storie.
Foto-tessere stampate alle stazioni
e lasciate in balia del caso.
Narrano di una donna muta , nascosta,
celata a se stessa e agli altri,
indefinita e incomprensibilmente… altra.
In movimento, un movimento che sforma, deforma, trasogna ,
ritratti alla Francis Bacon, descrizioni di alienazione, di disagio,
di contrapposizioni dell’anima, sovrapposizioni d’ inquietudini.
Un corpo esibito prorompe alla nostra vista:
una stella a 5 punte,
una rosa tatuata,
geometrie di nero di china,
graffiti del corpo, segni, scritture primitive,
messaggi lanciati al mondo , da tradurre e interpretare …o forse non conta.
A volte Giano Bifronte
altre come segni nella sabbia, curve di granelli lisciati dal vento,
capelli come alghe bagnate da mare e sale.
Poi l’identità si svela,
emerge il profilo del viso, labbra, occhi,
in parte ancora nel mistero, ma avanzano,
si profilano…
mentre il grigio-nebbia avvolge ogni frame,
rendendo l’atmosfera rarefatta, impercettibile,
evanescente,
pronta a sfarsi da un istante all’altro…
…vaporizzando nel nulla.
Sembra di scorrere le identita’ di una vita intera, le foto da appiccicare sul documento che dichiara ” Questa donna è se stessa; questa donna è un’ altra; questa donna vive; questa donna cerca “
E, alla voce segni particolari: nn, perché il segno leggero, il vortice inciso nell’ aria del suo corpo che si nutre, ci nutre di possibilità, di adesso, domani, contorsioni, spasmi e danze esprime tutto senza farsi classificare.