Posted by on 15 luglio 2019

 
 
 

Trilogia della vita.

Secondo le religioni animiste, africane, indigene, tutto ha un’anima, sia animale, vegetale o minerale, in stato non-manifesto, manifesto o trascendente, così nasce la “Trilogia della Vita” e si compone di tre capitoli:
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Anima Latente. Allegoria dell’anima vegetale.
Anima Manifesta. Allegoria dell’anima selvaggia.
Anima Trascendente. Allegoria dell’anima minerale.
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All’incontro con il fotografo Ivano Mercanzin arriva il secondo capitolo, tenutosi a luglio 2019. “Anima Manifesta, allegoria dell’anima selvaggia”. Il tema è il regno animale, di cui facciamo parte noi umani, la teoria dell’evoluzione di Darwin, la questione del genere, le minoranze etniche, i cosiddetti “selvaggi”, in particolare gli indigeni gravemente minacciati del Sud America dall’obiettivo espansionistico delle civiltà “evolute”.
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Come riferimento scultoreo, usato in richiamo estetico e concettuale, di questa volta compare L’Ermafrodita Addormentato. Ambigua statua greca, allestita da Bernini, che vieni per discute la possibilità di avere in ognuno di noi una sessualità latente non definita, che può cambiare a seconda del desiderio dell’innamoramento o della passione, inoltre si ricorda un comportamento che ci da la possibilità di avere accesso a caratteristiche psicologiche maschili nelle donne e femminile negli uomini, l’animus e l’anima, per C. G. Jung .
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Nella performance l’artista lasciasi acquisire il corpo e l’istinto di alcune specie, come nella cosmologia indigena, lo sciamano diventa quello che ha bisogno per comunicare con gli spiriti e guarire chi ha necessità. O invece nelle religioni africane gli Orixas scendono, si manifestano nel corpo del sacerdote, per comunicarsi e guarire i bisognosi. Permettessi essere serpente, alligatore, giaguaro, scimmia fino ad arrivare ad un corpo bipede, che scopre se stesso e lascia la sua impronta.
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Realizzato tra le mura di un piccolo mattatoio organizzato e asettico che diventa lo spettatore di un antico e sanguinoso conflitto tra vita e morte, intrinseco al fatto stesso dell’esistenza, morte che alimenta la vita e viceversa. Un corpo bianco che utilizza segni etnici con una poesia irrealistica e artistica, per provocare stranezza ed empatia, poiché la banalizzazione della morte delle minoranze non funziona più per allertare il genocidio che è in vigore nel Brasile.
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All’evento hanno partecipato l’artista visiva Eva Dovigo, il fotografo Ivano Mercanzin che ha attivamente registrato, scegliendo angoli e dettagli nella sua lettura di ciò che veniva eseguito.
Il compositore Giuseppe Laudanna ha scritto una colonna sonora originale per l’evento e il poeta Francesco Bari, dopo che l’evento ha scritto testi inediti, aveva già collaborato con Silvana ad Anima Latente, dove oltre alla poesia ha creato una scenografia per lo spettacolo a Vicenza. Tutti questi artisti vivono e lavorano a Vicenza e provincia.
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Silvana Sarti è laureata in lettere e disegno in Brasile e restauro e conservazione al Centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio Thiene/ Vicenza. Visse in Italia dal 2003 al 2013 quando ritorna in Brasile. Ha attuato in Brasile, Italia e Svizzera. A novembre presenterà sua performance “Sangue del mio sangue” nella Università di Campinas/ SP/ Brasile nel convegno “Connessine Deleuze” e “Per dipingere un quadro con la lingua” nella Pinacoteca di San Paolo. Artista visuale, atrice e performer, sua poetica si serve delle mitologie, del sacro, indaga sulla identità propria e del suo popolo e suo ruolo nella società dove vive. https://silvanasarti.wordpress.com/ silvanasarti.wixsite.com/silvanasarti @sartisilva.
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Eva Dovigo vive e lavora a Noventa Vicentina, maestra d’arte, ceramista. Diplomata in Pittura, restauro e conservazione al Centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio, Thiene (VI) e diplomata in ceramica dal Istituto d’arte Antonio Corradini di Este (PD). Ha partecipato a importanti lavori di restauro di opere religiose e museali. Ha approfondito lo studio delle tecniche pittoriche partecipando a concorsi nazionali e internazionali d’arte con opere realizzate con diverse tecniche.
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Ivano Mercanzin vive a Montecchio Maggiore (VI), studia disegno e pittura con il maestro Vincenzo Ursoleo, partecipa a concorsi di poesia ricevendo premi e menzioni. Dal 2011 la passione per la fotografia diventa il fulcro della sua attività. Osserva, filtra, cristallizza e come un alchimista le immagini fuoriescono prepotenti e invadono lo spazio librandosi negli anfratti della memoria. Venezia, Terra Madre, The Face(s) of NYC, Coney Island, Fornace Venini, 21 grammi, Boys don’t cry, Lio Piccolo sono alcuni dei suoi progetti.
Nel 2017-2018 partecipa al Masterclass Pro-Photographer di Paolo Marchetti, pluripremiato fotografo internazionale, per apprendere le tecniche del reportage.
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Giuseppe Laudanna, nato ad Airola (BN), vive a Thiene (VI). Diploma in Musica Jazz al Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento. Diploma in Pianoforte presso il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli. Numerose collaborazioni e concerti in particolare nel campo della musica Etno-World: Eugenio Bennato, Pietra Montecorvino, Marisa Sannia, Mimmo Epifani e altri. Ha partecipato alla realizzazione di diversi CD tra cui: Eugenio Bennato “mille e una notte fa”, “taranta power”, “la stanza dello scirocco” (colonna sonora del film con Giancarlo Giannini); Ha partecipato al film “Fondali Notturni” di Nino Russo con Massimo Ranieri e Ida De Benedetto e alla colonna sonora del film “Voglio stare sotto il letto” con Mario Scaccia, Rocco Papaleo, Giorgio Pasotti, Michelle Hunziker.Francesco Bari, vive a Vicenza, sua città natale. Dopo il diploma all’Istituto Tecnico Agrario di Lonigo (VI), studia teologia e ottiene il Baccellierato in Teologia, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Mi). Collabora con diverse riviste e progetti di comunicazione in ambito agroalimentare. Nel recente evento, presso L’Abbazia di Sant’Agostino, in Vicenza, intrecciando la musica jazz, il theater reading e la narrazione spontanea, ha restituito al pubblico un prezioso squarcio di storia della II Guerra Mondiale sulla traccia di alcune lettere paterne. Coltiva privatamente la passione per la composizione poetica. Ha collaborato al progetto Anima Latente, allegoria dell’anima selvaggia con gli artisti Silvana Sarti e Fabio Florentino.

NEMICI

Il mio nemico, quando
mi sta davanti,
come “nemico”,
altri non è che il
mio compagno in umanità.
Altri non è che un
altro “me stesso”
che urla contro di me
tutta la sua e la mia
oscura enigmaticità.

Il mio nemico, quando
mi sta davanti,
come “nemico”
altro non fa che il
male, per me, inequivocabilmente.
Altro non fa,
compagno in umanità,
che aprirmi gli occhi sul male,
l’ultima realtà che
entrambi siamo.

Il mio nemico, quando
mi sta davanti,
come “nemico”,
altro non urla che la mia stessa
sete di una giustizia assente.
Altro non urla che
di guardare oltre
verso l’Assente, l’Altro,
l’Uno, che entrambi, io
e il mio nemico, non siamo.

E io e il mio nemico, quando
stiamo l’uno di fronte all’altro,
come “nemici”,
altro non siamo che
l’epifania di un amico assente.
L’Uno che colpisce con ira
e abbatte ognuno in un tragico
destino di morte, dove
da sempre incombe,
definitivo, il giusto verdetto:
il dolore che vedo nello specchio
dello sguardo atterrito del mio nemico,
è l’unico possibile sentiero di Pace.
(Francesco Bari)