Adesso siamo
dentro le calme
acque del lago,
illuminati dai
raggi d’argento
della luna.
Adesso siamo
nel sole, nei fiori,
nei profumi, nei colori,
nel sentiero che
sale verso l’eremo;
negli ulivi, nelle pietre.
Nei silenzi, nelle parole,
negli sguardi,
negli abbracci,
nel cibo condiviso
di questa semplice
giornata d’aprile.
Adesso siamo
nell’aria, nel vento,
nell’attimo felice
senza tempo
in cui vivendo si muore,
in cui morendo si vive.
—————————————-
Ma tutta questa novità –
così difficile da decifrare
per me – che sta
fiorendo dolcemente,
delicatamente,
come fiore di ciliegio,
che lenta, la mano della natura
misteriosamente disegna;
che un calmo sole nascente dipinge,
con gesti solenni e ampie pennellate,
intinte in lunghe e leggerissime piogge d’aprile…
Sono fedele solo al mio labirinto,
affezionato solo allo spessore
della mia pelliccia.
Mi sento sicuro solo dietro
la robusta punta delle mie affilatissime corna.
Come un germoglio
sotto una spessa zolla di terra.
Oh, ma il vento di questa
primavera sulla
mia antica pelle,
il profumo, che risale
le mie accorte narici,
il tepore, che accarezza
il fossile del mio scheletro…
Quanto durerà
quest’attimo, già sciabolato via,
davanti ai miei occhi , e il sangue
che gocciola sul palmo della mia mano?
Trilogia della vita.
Anima Latente – Allegoria dell’anima vegetale
Avendo come premessa un’idea di integrazione dell’essere umano con la natura, il progetto sviluppa il tema di una “anima universale” presente nelle piante, negli animali e anche nei minerali, in stato non-manifesto, manifesto e trascendente.
La “Trilogia della Vita” si compone di tre capitoli:
Anima Latente. Allegoria dell’anima vegetale.
Anima Manifesta. Allegoria dell’anima selvaggia.
Anima Trascendente. Allegoria dell’anima minerale.
In Anima Latente, gli artisti visivi Silvana Sarti, italo brasiliana e Fabio Florentino, brasiliano, propongono un’immersione negli strati organici e negli elementi naturali trovati nel bosco, ambiente che stimola letture mistiche della realtà da quando l’umanità, nelle sue più antiche civiltà, ha iniziato ad apprezzare le particolarità delle stagioni dell’anno.
Le immagini suggeriscono la traiettoria del corpo femminile fino alla sua fase matura,
attirando l’attenzione sulle tappe e sui cambiamenti scanditi dal tempo, stabilendo una
relazione tra l’età del corpo e l’età della terra.
Natura e uomo non sono divisibili. Avvicinare il pubblico a questa connessione intima e
ricostituente della origine e della composizione di se stessi, stimola una consapevolezza
della totalità e rafforzare la volontà di conservazione.
Tra i riferimenti ci sono immagini delle miniature medievale, l’opera scultorea di Bernini e la danza giapponese Butoh, di Kazuo Ohno. Il termine “anima” inoltre, si riferisce alla
teoria di C. G. Jung, e indica la componente femminile della personalità di ogni essere umano.
In Italia, l’opera è stata integrata con alcuni testi poetici di Francesco Bari, concepiti per
accompagnare le immagini, arricchendo il senso filosofico di questo lavoro visivo.
Marina Marcolini, ha introdotto l’esposizione Anima Latente a Vicenza:
“La vita è un intreccio fittissimo di cui non si possono isolare i fili. Vita è l’energia misteriosa che scorre in tutti i viventi e ci rende fratelli delle piante, degli animali, dell’acqua e del sole, nella meravigliosa catena che ci lega tutti gli uni agli altri. (…) Nel ciclo vita-morte-vita i legami tra un regno e l’altro della natura diventano ancora più evidenti: gli esseri viventi si decompongono, trasformandosi in nutrimento per altri esseri: ciò che era vegetale diventa umano e l’umano torna poi a essere vegetale.
Di questo fluire continuo, la fotoperformance di Silvana Sarti e Fabio Fiorentino offre un’evocativa e straordinaria narrazione, a partire da un corpo di donna “seppellito vivo” nella terra fertile di una selva brasiliana. In queste immagini di forte impatto, la distanza tra essere umano e natura è annullata, il corpo umano torna nella terra, nell’abbandono fiducioso del seme che muore per rinascere, e dalla terra scaturisce come volto, radice, foglia, piede. (…) I cicli vitali della natura, che il corpo femminile interpreta, e gli stupefacenti squarci di luce e d’azzurro – acqua, cielo – dicono il sacro esistente nella vita naturale, l'”anima latente” del mondo vegetale.
L’opera dei due artisti attinge agli antichi culti animistici di Brasile e Africa, secondo i quali c’è un’anima in tutto ciò che esiste. È un inno d’amore alla terra e insieme una netta denuncia contro il suo sfruttamento, che ci risvegliano a una realtà spesso dimenticata: noi stessi siamo terra. Chi sente i legami con tutto ciò che “vive”, chi comprende che siamo tutti interconnessi nell’unica storia della vita e dell’universo, smette spontaneamente di violare la terra e di volerne essere il padrone.
Non basta acquisire un nuovo sapere, un nuovo modo di vedere le cose, nuove competenze tecniche. Bisogna che avvenga anche un radicale cambiamento del cuore, che porti ad agire con l’intento della “cura”. Agire per la pace, per fermare l’aggressione contro tutto ciò che è vulnerabile: esseri umani, altre creature, la biosfera.
Si tratta di amare la terra. Di amare la vita.”
Silvana Sarti è laureata in lettere e disegno in Brasile e restauro e conservazione al Centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio Thiene / Vicenza. Visse in Italia dal 2003 al 2013, collaborò con Il giornale dell’architettura, Torino. Attua come performer e pittrice, sua poetica si serve delle mitologie, del sacro, indaga sulla identità propria e del suo popolo e suo ruolo nella società dove vive. https://silvanasarti.wordpress.com/ silvanasarti.wixsite.com/silvanasarti Instagram: sartisilva.
Fábio Florentino specializzato in arte visive dalla università USP Maria Antônia (2011). Laurea in Educazione artistica (Tatui). Svolge attività di educatore nei corsi di arti plastiche. Insegnante di disegno, pittura e storia dell’arte nei progetti sociali. Come artista visivo esplora una relazione umana con l’ambiente naturale. Le sue realizzazioni artistiche, soprattutto pittoriche, contemplano anche l’ibridismo tra immagini e parole. Ricerca su varie tecniche come pittura ad oleo, acrilica, terra cotta, fotografia nell’arte contemporanea. https://www.facebook.com/fabio.florentino.18
Francesco Bari, è Diplomato all’Istituto Tecnico Agrario di Lonigo (VI), Italia. La passione per le scienze naturali, agrarie ed agroalimentari, unite a diverse esperienza lavorative nel settore, ne fanno un discreto conoscitore delle cose della terra. Baccellierato in Teologia, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (Milano) Italia. La passione per la filosofia, la storia, l’esegesi biblica e la teologia, ne fanno un discreto conoscitore delle cose del cielo. Agli uomini scrive perlopiù lettere. Agli amici qualche poesia, nei momenti particolari della propria o della loro vita. Nel recente evento, presso L’Abbazia di Sant’Agostino, in Vicenza, intrecciando la musica jazz, il theater reading e la narrazione spontanea, ha restituito al pubblico un prezioso squarcio di storia della II Guerra Mondiale sulla traccia di alcune lettere paterne.
Il nostro cuore di carne,
occupa uno spazio,
misura un tempo.
Di incontro in incontro,
di relazione in relazione,
di amore in amore
cresce nello spazio,
matura nel tempo.
Nello spazio e nel tempo
un incontro svanisce,
una relazione evapora,
un amore cade nella terra.
Come fiore reciso,
come frutto colto,
staccati dal ramo,
restiamo.
Colore che brilla.
Profumo che inebria.
Dolcezza che nutre.
Dove qualcosa finisce,
qualcosa comincia,
nel grande cerchio della vita.
Mistero invisibile.
Colore che riscalda.
Profumo che consola.
Cibo che nutre.
Dove qualcosa finisce,
qualcosa comincia,
nel grande cerchio della vita.
Ormai soltanto un Dio
ci può salvare,
afferma, postumo,
il Filosofo.
In piedi, alziamo, uomini,
donne e bambini,
tutti insieme, le nostre mani
e diciamo con fiducia:
“Costruisci sulla terra,
o Dio, il tuo
Sacro Muro, e
proteggilo sotto la
Tenda del Sacro Muro”.
Immergiamo le nostre
mani nella Terra,
impastiamo l’argilla con l’acqua,
caliamo il fango negli stampi
e cuciniamo i mattoni.
Scaviamo un fondamento,
allineiamo i duri mattoni,
tiriamo su il robusto muro.
Perché solo un muro,
in verità, ci può salvare!
Gesù, in quanto
è il Cristo, porta
con sé il mondo del Padre,
di cui noi, all’interno
dell’intuizione storica,
non sappiamo nulla e non
sapremo mai nulla,
annuncia, in vita,
il Teologo.
Il muro è sorto,
noi lo vediamo,
le nostre mani lo toccano
sotto la Tenda del Sacro
Muro, egli sta! E non
sarà tolto per sempre!
Beato Muro, Grande Muro, Santo
Muro che mostri e nascondi,
unisci e separi, proteggici,
e allontana da noi ogni Dio
che si fa conoscere,
nell’attesa della nostra
morte. Amen!