Posted by on 29 novembre 2016

 
 
 

di Tania Piazza

Quando cade, la luce non fa rumore.

Si stende lieve, e ti chiedi meravigliato da che parte sia giunta.

La mia idea è che si riposi, perché la sua strada è lunga e senza fine. Il più delle volte, la vedi passare in volo, veloce e silenziosa, come se la fretta le ingiungesse di correre. Sono innumerevoli, gli anfratti che chiedono di lei, e ogni giorno non sa come fare a coprirli tutti; immagino il suo fiatone, da cui probabilmente nasce il luccicore magico che capita di cogliere, a tratti.

E’ proprio dal suo affanno quotidiano che succede, raramente, di osservarla cadere, come ora. Senza suoni, con voce leggera, a rifiatare quel tanto che basta per poi ricominciare.

Ecco, allora, il miracolo che mi sta davanti: come un telo di prezioso tessuto adagiato sulle cose, ne muta i contorni, ridisegnando i volti e gli spigoli, curando e colmando da dentro le crepe dei mattoni. Una nuova energia, un nuovo spazio comunicativo, una nuova pagina. Fino a quando, carica, riparte.

E’ bello non sentire il suo rumore.

La luce arriva all’improvviso, e riempie il cuore.

Dopo questi incontri con lei mi ritrovo sempre un po’ più ubriaco di vita, e rimango inebetito, in attesa della nuova sbornia. So che ci sarà, mi basterà porre attenzione ai segnali: il mondo si fermerà per un attimo, e subito dopo lei, nuovamente, cadrà.