PAESAGGI A COLORI
FOTO DI MASSIMO DELLA LATTA
SCRITTO DI PAOLA PALMAROLI
Per descrivere un paesaggio occorrono parole specifiche, adatte per ogni singolo elemento compreso nel campo visivo sia di un quadro, che di una fotografia. Osservando il quadro di un grande pittore gli adulti e soprattutto i bambini apprezzano i particolari, aggiustano il tiro delle loro prime impressioni e imparano a usare gli indicatori dello spazio (destra, sinistra, in mezzo…) e gli aggettivi che arricchiscono il loro linguaggio e lo rendono personale.
Nei paesaggi a colori spesso si è attratti dalle sfumature della tavolozza che impregna i nostri sguardi emozionando e lasciando in secondo piano gli oggetti, i soggetti e le loro forme. La luce e il movimento sinuoso delle nuvole o delle colline ipnotizzano facendoci volare tra cielo e terra, il colore incanta, avvince, è come un profumo cui non vorremmo mai rinunciare, una scia da seguire.
Nei dipinti questa sensazione è accentuata dalle pennellate mentre nelle fotografie quando si è di fronte a scatti come quelli proposti da Massimo Della Latta la fascinazione va oltre perché porta con sé una potenza immaginifica che ha a che fare con il reale e non solo con ciò che si può riprodurre in un disegno traendo ispirazione dalla realtà oggettiva.
Nelle visioni che stiamo scorrendo prendono forma corpi, movimenti ondulatori, la passione per la propria terra viene filtrata dagli occhi e da un vissuto che sa come in bianco e nero si ami mentre a colori si viva perdutamente disarmati da ogni sfumatura e suggestione inviata dall’ambiente circostante.
Non basta l’amore per la natura e la sua magia, non è sufficiente riprodurre ciò che lo sguardo assorbe, Massimo va oltre la superficie significante di un paesaggio catturato nelle sue visioni, facendoci viaggiare in quel territorio intimo e precluso ai più che solo un uomo come artista riesce a condividere. Un luogo dove le emozioni nascono dalle luci e dalle ombre e via via prendono forma e spessore, colore e movimento, una consistenza, un ritmo, un’armonia, dove le colline sembrano onde che si muovono per raggiungere una riva lontana, dove gli alberi e gli animali fluttuano tra guizzi e baluginii improvvisi di luce, dove le ombre vestono i colori come un tessuto morbido.
Una terra la Toscana che pare composta di mitezza e di furori, in continuo divenire. La voci di questa terra il fotografo le traduce, vengono da molto lontano, costituiscono la sua forza interiore e la sua apoteosi visiva, questo riesce ad imprimere nell’animo di Massimo quel ventre caldo composto di colline e di albe indimenticabili, di terra e di tendini, nervi, muscoli che paiono sotterranei e pronti ad emergere dalle viscere di quel mondo che lui conosce ed ha nelle sue vene.
Le immagini che potete ammirare appartengono ad un uomo che ama la pittura, gli impressionisti, che ha trovato nei paesaggi della sua terra quelle suggestioni tanto amate dai pittori francesi del XIX secolo. Egli guarda dritto verso il cuore del mondo che conosce e quel che ci offre è la sua anima, la sua superficie sontuosa, il suo abito più affascinante. Non è semplice commentare e descrivere le fotografie di un amico, si rischia di scivolare in una serie di complimenti e di apprezzamenti sentiti e sinceri ma superficiali e con Massimo ogni volta che affronto un suo scatto mi sorge naturale ringraziarlo, perché é un dispensatore di sogni che trae forza e pathos da quello che lo circonda, impressionando la luce, le forme, la vita che incede con passo sicuro lungo le strade ed i sentieri della sua terra, la bellezza di una danza tra le colline che appare come il risveglio del corpo dal torpore del sonno notturno.
L’amore verso la sua terra è pari al bisogno di raccontarcela, struggente resoconto fotografico di quel che guarda ogni giorno come se fosse la prima volta, con gli occhi di un bambino, con quello stupore che riversa nei colori e nelle luci che pare spalmare con le dita fino a raggiungere l’orizzonte lontano fermandosi per tornare indietro da dove è partito. Guardare alla natura come Massimo è un viaggio continuo all’interno di se stessi laddove sangue, ossa e muscoli placano il loro lavorio incessante per fermarsi un istante ad ascoltare il ritmo di un corpo connesso fino al midollo con la terra che l’ha partorito.
Se gli impressionisti cercavano di fissare per sempre la luce in tutte le variazioni sul tema come una sinfonia di note, in queste visioni è evidente la cattura della luce con quella delle sensazioni che ti restituisce ogni volta nuove, accogliendole nello stesso modo in cui l’alba accoglie i primi raggi del sole, la notte le prime carezze lattescenti dell’alba.
Come la sera le prime ondate di buio vellutate, come il tramonto la magia di quell’ora blu dove tutto è limpido e cristallino. Senza perdere di vista il giorno che mantiene sempre la promessa di tornare quando decide di abdicare in favore del buio, nelle sue immagini è fissato per sempre un tempo in cui corpo e anima sono fusi indissolubilmente nella terra che li accoglie e li nutre.