Un altro personaggio, un’ altra storia. Respiriamo l’aria di una palestra.
LA PASSIONE DI MARIO
Con un cognome come Monzòn uno ha il destino quasi segnato, anche se Mario non ha mai neppure sognato i trionfi pugilistici dell’omonimo Carlos, indimenticato e tragico protagonista di un’epopea del ring, consegnata ormai alla storia degli anni Sessanta e Settanta. Mario ha appeso i guantoni da tempo, il profilo del pugile che fu si è leggermente arrotondato sotto il peso che non è riuscito a sottrarsi alla bilancia inesorabile degli anni, e le rughe hanno segnato quello che un tempo era il corpo levigato dell’atleta. Ora si è ritirato a Samaipata, dove quelli di Santa Cruz cercano refrigerio dalle calure amazzoniche nel fine settimana e dove un nutrito drappello di europei “new age” va in cerca di quell’utopia green che è difficile piantare e coltivare nel Vecchio continente. Per Mario è un dorato esilio senza pretese. Ma la passione è più forte di tutto. Qualcuno lo ha detto: uno può cambiare tutto nel corso della sua vita, ma non può cambiare la sua passione. Se è autentica. E così Mario è tornato a calcare palestre e ring, stavolta non più come atleta ma come allenatore e talent scout di pugili in erba. Li aspetta tutte le sere dalle 5 alle 8, i suoi pupilli… Sogna di portarli sui ring della Bolivia e poi più in là del Sudamerica, confessa. Sono una decina, tra i 12 e il 16 anni, tanti in un paese che conta si e no tremila anime. E uno di loro che è sceso a Santa Cruz a fare le superiori, continua ad allenarsi laggiù, con grande sacrificio, racconta, ma è una soddisfazione che lo faccia. Li attende sempre, sulla porta della palestra del Peniel Boxing Club che da un anno ha aperto grazie al sostegno della locale chiesa evangelica, e della amministrazione locale. I pupilli a volte vengono, molto spesso no. “Le famiglie vogliono che prima facciano i compiti, e hanno ragione, poi se riescono i ragazzi vengono ad allenarsi”: così giustifica Mario gli specchi che riflettono senza emozione gli attrezzi del pugilato sparsi nella desolata solitudine della palestra. “I ragazzi hanno bisogno di far sport: dobbiamo offrire loro la possibilità di imparare buoni abitudini, prima di quelle cattive… Fare sport e soprattutto fare pugilato forgia il carattere, ti dà dei valori come per esempio il rispetto dell’avversario con cui ti batti, che tu vinca o perda…”. La passione ha anche il volto di una missione. A Samaipata. Per questo tutti i giorni, alle cinque della sera, lui è lì, ad aspettare i suoi ragazzi sulla porta del club…
Gabriele