Scorrendo il sito di Bottega di Fotografia, mi sono imbattuto in questo splendido reportage: un’esplosione di colori, punti di vista particolari, inquadrature che ci regalano la sensazione della festa e dell’eccitazione del momento.
La famiglia riunita e insieme in questi spazi ristretti in cui ognuno deve cercare il suo angolo, tutti dediti alla preparazione di sé e della sposa.
Chi si trucca, chi si lava in un catino in mezzo alla stanza, mentre gli altri guardano la tv , la damigella che sembra osservare da lontano la vestizione della sposa , mentre un cane dorme beato ignaro e indifferente.
E poi la sposa bellissima, con un vestito stupendo, la corona tra i capelli che sembra apparire come in una favola e con il suo sorriso, come una bacchetta magica, riesce a rendere tutto magico, inondando ogni cosa con la sua gioia in questo giorno speciale e soprattutto per il suo futuro che auguriamo ricco di felicità.
Luciano Perbellini, fondatore di Bottega di Fotografia e autore di questo reportage ci racconta come nasce l’idea del Sud Africa.
“L’idea del Sud Africa, si è sviluppata perché i mesi di dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile e parte di maggio, non sono per noi mesi lavorativi molto produttivi in Italia e allora si è cercato di individuare uno Stato in cui in quel periodo potesse essere interessante trascorrere del tempo.
Nasce così l’idea del Sud Africa, stesso fuso orario ma un altro emisfero, quindi tutto invertito. Ed eccoci quindi a far partire la nostra attività Bottega di Fotografia in una città fantastica, Cape Town, circondata e incastonata come un gioiello in una natura favolosa e basta allontanarsi un attimo che è subito Africa, quella vera.
Una terra che affascina, ma che ti è impossibile decodificare e tutto si trasforma in moltissime esperienze da vivere e da comprendere.
Il nostro business è decisamente rivolto solo ad una parte della popolazione, ma nel contempo, abbiamo deciso di offrirci gratuitamente a quell’altra parte di popolazione che non si potrebbe permettere, non il nostro servizio, ma qualsiasi tipo di servizio fotografico che non sia di amici o parenti. Ecco, noi siamo per loro, quei parenti e amici con la macchina fotografica “evoluta” a seguito.
Il mio pessimo inglese e il loro parlare la lingua locale, spesso Xhosa, non ci permettono di comunicare in modo fluente, ma questo non è indispensabile, mi basta seguire l’evento, non pianificare nulla e non chiedere nulla a nessuno. Quindi tutto diventa una sorpresa e un modo straordinario di raccontare tenendo il più “pulita” possibile la scena.
Sono molte le cose che mi colpiscono in un servizio in Township, ma scrivere non è la mia arte, quindi preferisco lasciar raccontare le mie immagini e vi auguro buon viaggio, in una giornata particolarmente caotica e colorata…”