Da Vancouver
Pensavamo che il nostro passaggio in terra canadese sarebbe stato rapido, leggiadro, condito da un paio di piatti tipici, qualche autoctono ospitale e avvenente, e poi via, con gli occhiali da sole alla volta degli States. Già in mood californiano. E invece siamo qui da tre giorni, le nostre jeep sono state sequestrate e nemmeno oggetto di una richiesta di riscatto.
Alloggiamo in un simpatico hotel gestito da cinesi in cui tutto, dalla moquette all’ascensore, puzza di cumino, curry e pollo alla mandorle.
Ma noi, che come vi abbiamo anticipato, siamo donne dalle mille risorse, non ci siamo lasciate scoraggiare.
In bicicletta, marchiate 7milamiglia, sotto l’acqua (del resto mica poteva esserci il sole), siamo partite alla scoperta della metropoli.
E visto che questo è un reportage sullo street food noi siamo andate a caccia di cibo. Mica siamo sceme.
Prima tappa al Public Market.
E il Public Market è un posto stratosferico. E’ un mercato permanente in cui puoi trovare di tutto, dal cibo alle abat jour. E’ affacciato sul porto, circondato da pennuti e da gente seduta sulle panchine che mangia qualsiasi cosa a qualsiasi ora. Respiri un’aria di mare, di metropoli, di vacanza, di quotidianità.
E dentro, tra i banchi, aria d’Oriente.
L’Istat canadese mi smentirà ma io sono convinta che il 99% della popolazione sia cinese. E se non è così in generale è così sicuramente al Public Market.
Fatta eccezione per il figlio di una genovese nato a Bassano e trasferito a Vancouver ( a vendere pesto e fare pasta), e una ragazza dei Paesi Baschi vissuta per un anno a Polignano al Mare, il resto era tutto oriente. A cucinare cibo tipico di ogni parte del mondo. Giappone, Italia, Spagna. Tempura, Torta di mele, Tapas.
Quello che ho pensato dopo aver vagato avanti e indietro tra salsicce e the inglesi, tra croccanti alle mandorle e torte di pollo, è:
1. Di tipico non c’è assolutamente nulla.
2. Mangerei qualsiasi cosa e quindi sto dando prova di grande apertura mentale.
Alla fine, terminati foto e video, siamo passate dalla teoria alla pratica. Morigeratamente.
Solo una coppetta di zuppa di (aglio e) pesce .
Buonissima. Peccato che mi sia rimasta la fame. E pure l’aglio.
Detto questo, la caccia al cibo, prosegue. A piedi e in bici.
E Le uniche certezze, dopo tre giorni, sono le seguenti.
– la città di Vancouver è una strana metropoli. Rilassata. Tanti piccoli quartieri
tra i grattacieli stretti. Due milioni e mezzo di persone, qualcosa meno, e poco traffico. Una figata pazzesca, insomma.
– Si mangia ovunque, qualsiasi cosa, a qualsiasi ora
– cerchiamo in corsa un centro dimagrante che entri nel progetto come sponsor tecnico.
(scritture del Team 7MML)