Illavis Vuelle di Alessandro Cocca
Una cosa m’inquieta e m’abbandona nelle donne di Lucy. V.
Il chiaroscuro del loro essere. Mai sboccate, erotiche con l’anima, vestite di passione e profumo.
Rispettose per la propria natura e nello stesso tempo di una sensualità profonda, da scoprire, percepire, imparare.
Avvolte dal buio e disegnate da ombre morbide e solamente percettibili.
Fragranza, porosità, velluti, pieghe, linee disinvolte e sacre che danzano nella poca luce come un passo lento di valzer, come una preghiera,
come uno spiffero d’aria sotto la porta.
Sono tutte belle le donne, quelle di Illavis di più.
Solo si scorgono nei loro occhi sogni e paure, perchè l’autrice li cela come fossero genitali, un pudore estremo per la propria anima.
Un’impresa penetrare in quella pellicola sottile che le protegge e le scalda, come fosse un utero morbido plasmato a propria immagine e somiglianza.
Ombre, insicurezze, fantasmi.
Bellezza, mai urlata, ma pacata, penetrante ed inconsueta.
T’addestrano all’amore.
Illavis è una presenza che non disturba, ti porta dentro stando fuori.
Il nostro punto di osservazione è una finestra senza vetri. Abbiamo le mani sul davanzale ed i piedi sulle punte.
Il portfolio è presentato da cinque coppie di fotografie, mi piace pensare che ognuna sia composta da un inizio ed una fine, un pre e un post.
Il durante viene raccontato con dolcezza tra quei neri chiusi e le piccole perle sparse qua e là, sugli abiti, sulla pelle, negli occhi.
Occhi illuminati come fossero barche di pescatori d’altura.
Corpi capelli e tessuti, accarezzati da una luce morbida, che enfatizza ancor di più il loro volersi bene.
Non sono solo carne e paillettes.
su gentile concessione di B&W Soul Vision