Dopo aver fatto il giro del Caribe colombiano, la Heinrich Sibum V. 163 attracca al porto di Cartagena e nel giro di poche ore recuperiamo il possesso dei nostri mezzi.
I giorni trascorsi nell’ereditiera coloniale colombiana sono scivolati via come acqua sulla pelle, gironzolando senza meta per il centro storico dall’architettura in stile andaluso, contemplando le case color pastello da cui si affacciano balconi in legno ricoperti di fioriere e buganvilles e lasciandoci guidare dai sensi per sperimentare sapori nuovi.
I frullati di frutta esotica e le spremute sono in pole position, considerato il caldo umido e asfissiante della città che impone una reidratazione continua. La varietà fruttifica che offre il mercato colombiano è davvero impressionante. Forse unica. Mango giallo e mango verde, papaia, platano, maracuja, guaiaba, tomate de arbol, aguacate, lulo, borojo, guanábana, granadilla, zapote, cocco, lime… sembra che questo sia solo un assaggio di quel che la Colombia dispone. Qualcuno mi ha detto che si può bere ogni giorno un succo diverso per ottanta giorni consecutivi, senza mai doversi ripetere!
Al secondo posto del nostro tour gastronomico di Cartagena c’è la frittura. Si frigge tutto in Colombia, persino l’aria che respiri! Empanadas di carne, di pollo, di prosciutto e formaggio, bunuelos, dedos de queso, papas rellenas, pollo fritto, pesce fritto, arepas de huevo… Decisamente sconsigliata per chi ha problemi di colesterolo!
Poi c’è un’infinita varietà di dolcetti dalla forma irregolare, impilati l’uno sull’altro all’interno di grossi contenitori in plastica, il cui ingrediente principale è la frutta! Una vera leccornia che i diabetici dovrebbero evitare, a meno che non siano aspiranti suicidi… Ho l’impressione che i colombiani non conoscano le mezze misure a tavola!
La sera le piazzette di Cartagena diventano il punto di incontro privilegiato per coloro che non vogliono rinchiudersi in un locale e preferiscono bersi una cerveza bien fría all’aria aperta. Qui la parentesi è d’obbligo! Perché per contrastare l’eccesso di grassi che assume ogni giorno, senza per questo privarsi del piacere di una bella birra fredda, la maggior parte dei colombiani la ordina light! Uno degli insondabili misteri dell’umanità…
Ed è così che tra un’arepa, un chorizo, una spremuta di lime e una Club Colombia, giunge finalmente il giorno dello sdoganamento. Dieci punti stampati su un foglio che ci guidano passo passo, rimbalzandoci come palline da ping pong da un ufficio all’altro, prima di vederci uscire esultanti e vittoriosi dalla fatidica dogana, tutti accomunati dallo stesso desiderio.
Quello di innestare la marcia ed esplorare nuovi orizzonti…