Intervista ad ALICE CRISTIANO
Quando ti hanno chiesto di partecipare
Quando mi hanno proposto di partire per una tappa di settemilamiglia non ho avuto nemmeno un momento di esitazione. Ho detto di sì, subito, senza nemmeno pensare se ce l’avrei fatta con il lavoro, con i soldi, con i tempi. Ho detto di sì subito e ho anche fatto di tutto per poter fare due tappe anziché una. Mi sono detta “E quando mi ricapita?”. I conti con le ferie, con l’aspettativa che avrei dovuto chiedere, con tutto quello che inevitabilmente devi considerare se lasci la tua città per più di due mesi, li avrei fatti dopo.
Credo che la prima cosa sia stata la curiosità. Settemilamiglia è un viaggio che non riuscivo ad immaginarmi. E, in tutta onestà, è un viaggio che non capisci del tutto nemmeno quando ci sei dentro. Troppo veloce, intenso, fuori da qualsiasi altro tipo di viaggio.
Inoltre l’idea di vivere e lavorare con altre cinque persone, in un modo del tutto nuovo, era una sfida che non mi sentivo di lasciar scappare.
La cosa più difficile di 7milamiglialontano
Il risveglio. Sembrerà una banalità e invece per me è stato il problema più grande in assoluto. La mattina, quando mi alzo dal letto, ho bisogno di tempi molto dilatati e, soprattutto, di silenzio. Prova ad immaginare cosa significhi alzarsi in mezzo ad altre cinque persone che chiacchierano, che ti fanno domande, che sono già sveglie mentre tu sei in uno stato di coma irreversibile.
Diciamo che in qualche caso non sono riuscita ad evitare la classica luna (nera) mattutina. In altri, invece, ho stupito me stessa articolando frasi addirittura prima di una dose di caffeina.
In questo senso settemilamiglia credo mi abbia fatto decisamente bene.
La cosa più facile
L’entusiasmo. Un viaggio come questo è una riserva di entusiasmo inesauribile. Ogni mattina ti svegli in un posto nuovo, ogni sera non sai dove andrai a finire. Esci dall’albergo, dalla tenda e non hai idea di che cosa vedrai, con chi parlerai, cosa succederà da lì a cinque minuti. Conservare livelli altissimi di entusiasmo, ogni giorno, in un viaggio come questo, non solo è facile ma è inevitabile. Credo ci siano poche altre esperienze così intense. E l’entusiasmo è senza dubbio il motore di tutto. Che tu sia un giornalista, un fotografo, un viaggiatore.
Il motivo per cui vale la pena fare un’esperienza come quella di 7milamiglialontano
Avere poco tempo a disposizione per vedere un posto, e per scriverne, è da un lato penalizzante. Rischi di lasciarti sfuggire tanto, di non riuscire a farti una visione di insieme. Da un altro lato, però, è una sfida. Arrivi in auto in una città. Sai che hai cinque ore, quattro ore, sei ore per girarla, mangiare, parlare, capire. Hai tutti i sensi all’erta, guardi ogni piazza, ogni persona, ogni angolo, ogni casa, come se ti potesse raccontare qualcosa da un momento all’altro. E lo fai in un modo che non sarebbe tuo se dietro di te non ci fosse la fretta.
E’ come se questo viaggio ti insegnasse a guardare le cose per riuscire a vederle davvero. Ed è una cosa che spesso non si impara in una vita intera.
Se incontrassi un editore
Se incontrassi un editore vorrei, ovviamente, che mi chiedesse di raccontare quello che ho visto.
E quello che ho visto, nonostante il poco tempo o forse proprio grazie a quello, storie di donne e uomini con cui ho parlato lungo i diecimila chilometri che abbiamo fatto.
Storie che in parte ho ascoltato e che in parte mi sono dovuta immaginare. E che proprio per questo mi sono rimaste attaccate addosso più di tante altre.
(a cura di Luciano Perbellini)