Abbiamo lasciato il Kenya alla grande se pensiamo a tutte le immagini prese e alle persone incontrate lungo la strada.
Ma siamo scioccati per le atrocità commesse all’Università di Garissa, dove 147 persone hanno perso la vita.
Purtroppo, ancora una volta, è stata colpita l’Africa, insieme a tutta l’umanità.
L’Etiopia sembra essere un altro mondo se si entra dal Kenya. Quasi tutto cambia in Moyale, la città sulla frontiera, che è divisa in due: prima di tutto si cambia lato di guida, da sinistra a destra, finalmente. In secondo luogo il Birr, moneta locale subentra allo Shilling. Ma la cosa più importante è che in pochissimo tempo e spazio cambiano i visi e la cultura locale.
L’Etiopia è molto distante culturalmente da tutti i suoi vicini e si realizza questo dalla prima tazza di caffè che si beve (scaldato sul carbone), o quando si ordina uno shish kebab con l’injera – una sottospecie di pane impregnato di limone.
La gente sembra essere pure più ospitale. Nella nostra prima notte a Yavelo, un uomo del posto ci ha offerto birra e ha insistito per offrirci due ragazze locali, che gentilmente non abbiamo accettato per ragioni morali più che per la fatica del nostro lungo viaggio da Nairobi. La nostra seconda notte in Etiopia, però, ci ha offerto subito un’esperienza di vita che abbiamo accettato allegramente: una notte nella boscaglia selvaggia proprio accanto a un remoto villaggio della tribù Mursi. Se non conoscete il popolo Mursi, siate pazienti e presto vi parleremo di loro!