Finalmente Africa vera.
Dopo una giornata di macchina direzione Nord, abbiamo dormito in un bellissimo posto in riva al fiume. Una notte fresca piena di versi di animali e rumore della poca acqua vicina.
Dopo un veloce risveglio, questa mattina abbiamo visitato Namayana, un piccolo nkang (villaggio) di 19 famiglie e circa 260 persone, nella zona arida a nord di Isiolo (ci hanno detto che 90.000 Samburu vivono nel nord del Kenya).
Il popolo Samburu non è così famoso come il Maasai ma ha le stesse origini – dai paese del corno d’Africa – ed il loro linguaggio, non che il loro comportamento sociale, è abbastanza simile.
Gabriel Lobiky Lekopiro, un uomo Samburu di 36 anni che parla benissimo inglese, ci ha accolto con un piccolo incipit nel dirci ed ammettere che, a causa della paura del virus Ebola e degli attacchi di Al Qaeda, i turisti sono sempre meno negli ultimi cinque anni. Gabriel ha chiesto ai suoi fratelli di eseguire la danza del leone per noi – che è simile alla performance Maasai.
Poi le loro bellissime e decoratissime donne ci hanno accompagnati in paese formato da capanne rotonde di bambù coperte di pelle di capra. Abbiamo avuto modo di sapere che il giovane Samburu va a scuola e solo pochi sono lasciati a casa per allevare gli animali. La maggior parte di loro si sono convertiti al cattolicesimo e la Chiesa si impegna in quasi tutto – dal fornire certificati di nascita per i bambini a sponsorizzare gli studi dei ragazzi . Secondo le loro abitudini, il Samburu può avere più mogli – se sono in grado di fornire un minimo di 4 mucche per ogni una – ma i giovani uomini scelgono di averne solamente una.
E’ stato un privilegio aver conosciuto alcuni di loro.