PESCATORI D’ACQUA DOLCE
“Turiddu pure tu a pescare, oggi? Proprio tutti, ci sono venuti, eh?”
“Buona giornata, zio Nino, ci porto un poco di pesce alla mia signora, dato che è domenica”
“E il fighhiuzzo tuo, bene sta?”
“Tutto a posto, se Dio vuole. E la capra vostra, s’è’ rimessa?”
“Guardate, oggi è venuto pure Pinuzzo. Avete portato vostro cuggino, Pinuzzo?”
“Miii, pure compare Cicciuzzo! Ehilà, compare Cicciuzzo, venite, pagaiate forte, che qua se ne pigghiano! Buttate, buttate le reti.”
Probabilmente avranno detto proprio cose del genere, tipo una scena dei Malavoglia, nella Sicilia dell’Ottocento, quei cento pescatori che alle cinque del mattino, ben prima dell’alba, hanno cominciato a parlarsi da una canoa all’altra. Li ho sentiti fin dalle prime voci, nel sonno della mia tendina in riva al lago, con quel loro sillabare sonoro e ritmato delle lingue bantu. Non sapevo che alla domenica tutto il villaggio ne approfittasse per portarsi a casa un po’ di pesce pescato con le proprie mani.
Messa fuori la testa, la scena era davvero ottocentesca. Una scena atavica, anzi, di quelle che si ripetono dall’alba dell’uomo (e a ogni sua alba!), con le mille canoe e gli uomini mezzi nudi a pagaiare e a buttar le reti nella baia piccola e raccolta davanti alla spiaggetta piena di pargoli, arrivati un po’ più tardi, a giocare ai giochi semplici delle campagne.
Il pesce è LA risorsa di queste parti. Siamo a Nkhata Bay, una cittadina slabbrata e popolosa sul Lago Malawi, quello che chiude la serie dei grandi laghi della Rift Valley d’Africa. La culla dell’uomo, per intenderci. Qui, magari non proprio dai tempi di Lucy, ma non molto dopo, l’essere umano butta le reti e le ritira piene. Ora, forse, un po’ meno di prima, date le centinaia di migliaia di persone (figlie di tre paesi: Tanzania, Mozambico e, appunto, Malawi, dove ci troviamo) che abitano sulle sue sponde e fanno man bassa della sua ittica prole.
Qua nei dintorni, per centinaia di chilometri di costa, sono tutti villaggi di pescatori, e il prodotto si trova in ogni banchetto di ogni viuzza polverosa, di ogni strada principale. E sotto ogni mosca. Fresco, a mucchietti, nei secchi, aperto in due, affumicato, arrostito… Pronto da portare a casa, o da mangiar sul posto. Dal pescatore al consumatore. Arriva sulle spiagge e una parte passa subito sugli affumicatoi, disposto su grate di ferro al fumo delle braci di legna. Un’altra si scotta, oppure si cuoce. Altra ancora prende la via di Mzuzu, sulla dorsale principale del paese, e raggiunge la capitale, Lilongwe.
E così via. Domani è un’altra alba. E… Buona pesca.
Team 7MML #06 AFRICA