Il 12 marzo, in Zambia è dì di festa. Lo scopriamo per via, entrando a Chongwe, cittadina presso il parco nazionale del Lower Zambesi. È la festa della gioventù, una festa importante, fondamentale, in un paese in cui quasi il 50% non supera i 15 anni. Ci sono tutte le scuole della città, bimbi e ragazzi con l’uniforme, piccole majorette dallo sguardo timido, c’è l’esercito, i corpi speciali, che sudano sotto i berretti, in fila per quattro, e i caporali e i sergenti che si pavoneggiano ai danni della soldataglia. C’è la banda, persino, e gli stendardi, e i falchetti politicanti non perdon l’occasione per piazzar le loro facce al vento. Eccoli lì, coi loro sorrisoni. Si stringono mani, si scambian sorrisi, si ossequiano preti, anzi pastori, perché da queste parti se son cristiani sono più che altro protestanti, sotto chiese diverse: Testimoni di Geova, Pentecostali, Avventisti del settimo giorno… Sfilano tutti, cantando e suonando, una processione colorata, scomposta ma marziale.
Cantan la gioventù.
Ma quale futuro per lei, in questo posto impestato dall’AIDS, dove chi nasce può sperar di vivere meno di cinquant’anni?