CI VEDIAMO A PHILIPPI
Il sole scotta, oggi, qui, nell’estate sudafricana. Scotta sui container-negozio, sui container-‘hair stylist’, scotta sulle baracche di latta e di cartone, sui cani spelacchiati, sui tendoni afosi dove gli avventori rosicchiano maiale arrostito sul braai, il barbecue tradizionale. In mezzo al sole. E le parrucchiere annodano treccine, come in tutta l’Africa, che quei capelli ricci e fini non si riescono a domare.
Luvuyo ci accompagna in giro per la township (baraccopoli nera) di Philippi, alla periferia di Città del Capo, 50-60 mila persone assembrate lungo viali spogli, tra vicoli di polvere e focolari di miseria. Luvuyo è il nostro uomo. E’ lui che si occupa della sezione del CESVI locale, l’Organizzazione Non Governativa gemellata con la nostra tappa. E si dà da fare. E’ gentile ed efficiente, Luvuyo, e ci racconta che lì, all’interno del reticolato della Casa del sorriso, un gruppetto di edifici bassi e modesti, in linea con l’architettura povera locale, ci vengono le donne che hanno subito abusi, violenze, minacce. Donne, ragazze, ragazzine, madri disperate che bussano e lì sono accolte. Come in una casa ideale. Hanno da dormire, da mangiare, un bagno pulito, un salottino dove provare a tornare a sorridere, appunto, aiutate da assitenti sociali (pure donne!) esperte nelle problematiche agghiaccianti di quel posto. Un posto come mille, in Sudafrica.
L’unica che accetta di raccontarci qualcosa della storia che l’ha portata lì è Vuyo (‘Felicità’, in xhosa, una delle tante lingue locali!), che non può più tornare a casa perché il suo ‘fidanzato’ l’ha occupata con gli amici, e se ritorna l’ammazza di botte. Chissà quanto ci rimarrà, a occupare uno dei venti letti della Casa del Sorriso.
Ma l’organizzazione del CESVI, qui, ha fatto di più. Senza saperlo, forse. Ma forse è sempre così che accade. Grazie alla sua forza, sotto la sua ala, nel suo recinto, si sono aggregate altre organizzazioni benefiche, e così c’è quella che accoglie i bambini dopo la scuola, gli fa fare i compiti, gli insegna come stare al mondo in una maniera che forse, a casa, non hanno mai visto. C’è l’altra, che gira con una roulotte e delle tende-laboratorio, per le strade di Philippi, a fare test gratuiti per l’HIV, una delle piaghe più purulente del paese, con una percentuale di oltre il 15% sul totale degli abitanti (oltre il 90% neri e coloured, i mulatti, ma i bianchi non ne sono certo esenti). Ce n’è persino una che si occupa della raccolta differenziata di plastica ecc., che dà lavoro a molti giovani, e svolge anche una funzione ecologica ed economica, riciclando rifiuti.
Un vero e proprio network, insomma, nel quale CESVI, la ONG nostra gemellata svolge un ruolo di leader.
Così, stringendo la mano di Luvuyu, la nostra (doverosa) visita si trasforma in un’occasione di conoscenza profonda. L’immersione in una delle realtà più terribili e diffuse del continente africano.
La prima, per noi.