DENTRO L’AFRICA 3
Anche questa è andata. La terza settimana s’è consumata tra i paesaggi preistorici del nord namibiano, lasciando con gioia Windhoek, la capitale, con un alternatore nuovo e nuova voglia di mangiare strada. Anche questa volta, campi nel bush (ora con la luna piena), caffè nella polvere e risvegli all’alba “che anche oggi l’avventura ci attende”. Il team è motivato, e basta un attimo o uno sguardo, per agire rapidi ed efficaci. Anche nelle cucine dei campi, dove brevettiamo la pasta ‘alla disperata’. Pelati, tonno e basta. Tanto per non restar digiuni.
Sul confine zambiano, ripercorro la strana Africa che stiamo per lasciare, e immagino quella di domani, che ci ha dato i primi assaggi in questi giorni. Quella dell’immaginario dell’uomo bianco, dei parchi d’animali selvaggi e dei villaggi di capanne, con i circoli di gente seduta sotto gli alberi. Con le vacche dalle lunghe corna a pascolare o a tirar gli aratri nei campi di mais. L’Africa calda e umida, come il ventre d’una madre, la genitrice dell’essere umano. L’Africa bantu, varia ma simile, dalla Nigeria al Kenya, a qui. E oltre.
Il nostro primo parco tra le piste, alla ricerca di animali, l’Etosha. La prima vegetazione tropicale, quella dei grandi fiumi: l’Okavango oggi, domani lo Zambesi.
Attenti agli elefanti! dicono i cartelli lungo la strada, dritta dritta, del Dito di Caprivi. Ma forse stan dormendo.
Buonanotte anche a noi. Domani è solo Zambia.