EMPANADAS NELLA CITTÀ FANTASMA
Julaca si materializza all’improvviso spuntando dalla nuvola di polvere sollevata da un camion. Un pugno di casupole di mattoni di fango, abbarbicate al binario senza inizio e senza fine che attraversa la piana. In attesa sonnolenta nel sole del mezzogiorno, di un treno che forse è finito su un binario morto più in su, a Uyuni. Nel paese fantasma sono rimasti in trenta, da quando se ne è andata anche la fabbrica di calce. Doña Nely, ci dice Juan de Dios, consola i superstiti e i rari passanti diretti in Cile o a Uyuni, con il suo modesto spaccio di tutto un po’. Così anche noi ci affacciamo sulla porticina in cerca di acqua e qualche biscotto. E invece oltre la tenda che separa il deposito affollato di bibite e confezioni di ogni tipo, si apre un nuovo mondo: la cucina, dove doña Nely sta preparando empanadas tucumane, di carne e verdure (patate, carote e piselli), capaci di esorcizzare qualsiasi fantasma. O, di sicuro, almeno quello della nostra fame.