Posted by on 1 febbraio 2015

 
 
 

Ha raccolto in eredità dal padre il Centro Belrad.

Quest’ultimo nato per studiare e creare gli strumenti per la rilevazione delle radiazioni sui corpi, sui cibi e sul terreno, svolge un’intensa attività sui territori colpiti dalla catastrofe di Cernobyl, informando la popolazione su come affrontare tutte le problematiche riguardanti la convivenza con i territori radioattivi.

Minsk, Bielorussia – dal 1986

Ricordo molto bene quei giorni del 1986 e 1987 quando mio padre è stato inseguito dai leader comunisti bielorussi. Ricordo le telefonate anonime e l’incidente stradale. Quei criminali volevano che nessuno sapesse le dimensioni reali della catastrofe di Cernobyl. Perciò mio padre diceva sempre: “Arriverà il momento in cui la gente farà una domanda agli scenziati: che cosa avete fatto per salvare i bambini dalla radioattività?”

La sua coscienza è limpida.

Queste parole mi sono cadute dentro l’anima. Ho sempre cercato di evitare quello di cui si occupava mio padre, ho studiato per diventare ecologo, ho lavorato in diversi enti ecologici. Ma non sono riuscito a scappare dal destino.

Dal 2001 ho cominciato a lavorare insieme a mio padre e mi sono sentito compenetrato della sua filosofia. Anche io ho iniziato a meditare sulla “responsabilità civile”, per quanto questa parola possa sembrare esagerata. Per questo, dopo il decesso di mio padre, non vedo per me un’altra strada.

Alexey Nesterenko

(Progetto e fotografie di Luciano Perbellini)

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