Combatte il fenomeno del turismo sessuale minorile, dove la richiesta da parte del mercato di ragazzine sempre più giovani è a dir poco sconvolgente.
Fortaleza, Brasile – dal 1996
Mi chiamo Rosarina Sampaio e sono stata presidente della APROCE, Associazione PROstitute del CEarà. Sono una prostituta perché ho scelto questo lavoro.
L’ APROCE ha come obiettivo fondamentale quello di contrastare i pregiudizi, la discriminazione e la violenza al fine di ottenere una qualità di vita migliore per le prostitute. Non siamo a favore della prostituzione, ma delle donne come lavoratrici.
La violenza del silenzio e dell’omissione della società e dei poteri costituiti ci avvilisce e ci violenta. Dobbiamo lottare contro il silenzio e contro il fenomeno delle bambine obbligate a prostituirsi e vittime degli abusi sessuali; perché non esistono bambine prostitute ma solo bambine vittime della prostituzione. Noi vogliamo vedere i nostri bambini a scuola.
L’indifferenza alle nostre denunce deriva dall’esistenza di una fitta rete di sfruttamento di bambini e adolescenti qui nel Cearà e anche di un vero e proprio traffico di persone da avviare alla prostituzione all’estero.
Nei primi anni di lavoro dell’APROCE, la gente si stupiva nello scoprire l’esistenza di un’associazione di prostitute; noi stesse abbiamo riflettuto molto su questo nome, ma alla fine abbiamo pensato fosse la scelta migliore, perchè è un nome politicamente corretto, è biblico, esiste. Soprattutto non avevamo intenzione di nasconderci. Noi siamo prostitute, e non vogliamo le nostre bambine nel mondo della prostituzione.
Noi pensiamo che chi avvia questi ragazzini alla prostituzione sia un mostro, una persona infima, vergognosa.
Qui in Brasile ci sono bambini anche di sette anni coinvolti nella prostituzione e vittime del turismo sessuale, a opera di stranieri ma anche di cittadini brasiliani.
Molto spesso questi bambini sono l’unica fonte di sostentamento delle loro famiglie. Per questo in molti casi sono i genitori stessi che obbligano i loro figli a prostituirsi, dopo averli violentati.
Noi assistiamo inorridite a tutto questo e vogliamo fare qualcosa. Gridiamo: aiutateci!
La prostituzione è un lavoro molto pericoloso, spesso denigrante. L’associazione è nata per lottare contro tutto questo, contro il pregiudizio, gli abusi e lo sfruttamento sessuale. Soprattutto per combattere questa rete di sfruttamento dei minori, una mafia che ramifica in tutti i paesi del mondo, una mafia di ricchi, di persone potenti che la gestiscono e la governano.
Abbiamo sofferto molto in questi anni a causa delle continue minacce e vessazioni ricevute per la nostra lotta. Io stessa sono stata minacciata, anche di morte, perchè gestivo una casa di accoglienza per bambini e adolescenti vittime dello sfruttamento.
Fino a poco tempo fa l’APROCE si è occupata soprattutto del Cearà e del nord est del Brasile in generale, ma non era sufficiente. Abbiamo creato la Federazione Nazionale delle Lavoratrici del Sesso, di cui sono presidente oggi, composta da 14 associazioni con lo stesso scopo: combattere la mafia che gestisce lo sfruttamento di bambini e adolescenti.
Ad oggi continuano ad esserci bambini di sette anni che vengono portati in altri paesi per essere avviati alla prostituzione e per questo io chiedo ai governanti che mi stanno ascoltando, di aiutarci, di affiancarci in questa lotta.
Noi vogliamo che la donna diventi prostituta per scelta, non perchè obbligata dalla fame dei suoi figli, e perchè non li vuole vedere prostituirsi a loro volta.
Noi siamo prostitute ma anche madri, nonne, amiche. Abbiamo come tutti desiderio di affetto, volontà di vivere, abbiamo tanti progetti, tante nostalgie, tanti ricordi. E una necessità immensa di abbattere le barriere sociali.
Chiunque mi stia ascoltando, ci dia una mano. Le alleanze rappresentano l’unica possibilità di vittoria.
Non possiamo stare zitte, o fare finta di non sapere.
E ve lo dico perchè mi distrugge vedere che questo sfruttamento avviene anche sotto i miei occhi, me lo sento addosso, sulla pelle e mi spezza il cuore. Aiutateci a fermarlo.
(Progetto e fotografie di Luciano Perbellini)